Intervista ad Alessandro Lovecchio, videomaker e creatore del corto “In una Notte”

Alessandro Lovecchio ha 26 anni, è nato a Melzo, cresciuto a Bussero ed attualmente vive a Busto Arsizio, dove ha appena finito l’accademia di cinema.
Da piccolo voleva fare il super eroe, poi crescendo ha optato per il calciatore, poi un lento declino verso il fumettista ed infine il film maker.
Ha frequentato un liceo d’arte ed un corso di fumetto poi, abbandonati gli studi universitari di Design della Comunicazione, ha passato un paio d’anni lavorando per poi provare a frequentare un corso di film maker ed iscriversi alla scuola Civica di cinema.
In seguito si è poi iscritto all’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio, dove a Giugno ha terminato gli studi.
Lavora spesso da solo come film maker (L.A.Productions), ma anche in produzioni medie in qualità di segretario di produzione, elettrico e attrezzista.
Come filmmaker ha vinto alcuni concorsi o menzioni speciali (l’ultimo delle quali poco più di una settimana fa in Sicilia).
In produzione esterne invece, l’esperienza più grande è stata la partecipazione alla prima serie di MARIO di Maccio Capatonda.

Quando ti sei avvicinato al mondo del cinema? Ti ricordi di un film in particolare che ti ci ha fatto appassionare?
Può sembrare stupido ma ricordo esattamente che, dopo aver visto la fine de Il signore degli anelli, pensai “io voglio fare questo”. C’è ancora un po’ di differenza tra quello che faccio adesso e quello che fa Peter Jackson, ma spero di arrivarci prima o poi.

Il tuo corto, In una notte, verrà proiettato sabato 27 Settembre in occasione di Concrete Jungle Fest. So che spesso è difficile spiegare quel che si fa e che si vuole esprimere attraverso l’arte, ma puoi dirci qualcosa a riguardo? Cosa ti ha ispirato, cosa vorresti venisse comunicato attraverso questo cortometraggio?
Intanto preciso che si tratta di un Pilot. Più precisamente di un primo episodio di una serie ipotetica di 8. Il pilot da solo non so cosa potrà comunicare, ma quello che voglio raccontare è la storia di 4 ragazzi che provano a cambiare. Sono 4 ragazzi stereotipi di una certa generazione e mi piacerebbe che alcuni riuscissero ad immedesimarsi nel loro percorso, anche se il carattere e l’arco narrativo di ogni personaggio verrà delineato negli episodi successivi. Per quanto riguarda l’ispirazione, arriva da tantissime cose. Nella struttura della storia si ispira all’Odissea, nelle musiche e nel mood dei personaggi si ispira alle canzoni dei Ministri ma cerca anche di toccare temi sociali quali il fenomeno “Neet” e tutto ciò che riguarda la “generazione y”. Insomma, tante cose che nel solo pilot forse non verranno colte, ma spero che possa comunque creare curiosità.

Restringerò il campo d’azione e non ti chiederò qual è in assoluto il film più bello che tu abbia mai visto, ma invece, qual è stato il film più bello che hai visto quest’anno?
Penso che nessuno possa avere un film più bello in assoluto, ce ne sono tantissimi per motivi diversi. Io personalmente amo tutto ciò che fa Nolan (ed il suo modo di lavorare) e tra i suoi ti direi Inception, perchè lo reputo un film curatissimo a 360°.
Tra i film italiani di quest’anno direi Il capitale umano e Smetto quando voglio, ma anche La Mafia Uccide Solo d’Estate di Pif mi è piaciuto, sono molto indeciso! In generale amo tutte le “americanate” e oltreoceano direi che mi aspetto molto da Guardians of the Galaxy (non l’ho ancora visto!).

Facciamo finta che dalla stazione di Melzo partano treni velocissimi e che riescano ad arrivare ovunque (o quasi) nel mondo. Dove andresti e perché?
Se il treno velocissimo solcasse gli oceani direi verso gli Stati Uniti. Io andrei ovunque ma penso che un’esperienza di lavoro di qualche anno negli Usa possa essere più formativa di una decina d’anni in Italia. Credo che lavorare lì sia altamente professionalizzante e in termini di budget anche più stimolante. Ma anche dopo un giro del mondo credo che tornerei sempre qui.

 

Gruppo Cogeser, il nostro sponsor

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 Siamo molto contenti di aver stretto questa partnership con il Gruppo Cogeser, perché crediamo sia un’azienda di alto livello e perché in loro abbiamo visto quell’interesse reale per il nostro progetto (che, ricordiamolo, non si esaurirà semplicemente dopo il Concrete Jungle Fest) che puntiamo a creare in tutti voi.

Per questo, vogliamo darvi qualche informazione in più sul gruppo:

Cogeser viene costituita dai Comuni di Melzo e Vignate nel 1986 come Consorzio tra i  Comuni per la gestione di servizi gas.
Dall’anno di fondazione sino al 2001 hanno aderito sette comuni.
Il Consorzio nel 1993,  viene da prima, trasformato in Azienda Consortile, e successivamente  dal 2001 diventa Società per Azioni con scissione del ramo d’azienda relativo alla distribuzione del gas.
Nel 2007, in occasione dell’ ingresso del Comune di Gorgonzola, il gruppo Cogeser si è riorganizzato per rispondere al meglio alle nuove sfide di mercato dei servizi pubblici con l’obbiettivo di proporsi come società energetica per i comuni e per offrire ai clienti differenti servizi ad alta qualità e a prezzi competitivi. Considerato che nel settore delle utilities la competizione si gioca su due piani, quello globale costituito da grandi player non radicati sul territorio e con attività monoservizio ed ex monopoliste che a differenza delle prime hanno in questi anni saputo mantenere il contatto con il territorio e creare un rapporto di fiducia con i propri clienti, il gruppo Cogeser fa riferimento a quest’ultimo proponendosi come società multiutility nel campo energetico in grado di gestire: vendita e distribuzione gas, produzione e vendita energia elettrica, illuminazione pubblica, servizio energia, cogenerazione e trigenerazione con teleriscaldamento, fonti rinnovabili e ciclo idrico intergato.
Il gruppo Cogeser con l’ingresso nella compagine sociale del Comune di Gorgonzola e Carugate nella Società di scopo Servizi, fa oggi riferimento a 9 Comuni (Melzo, Pioltello, Inzago, Bellinzago L.do, Vignate, Liscate e Truccazzano), serve circa 45.000 clienti e vende oltre 100 milioni di m3 di gas naturale.

Il gruppo Cogeser si colloca tra le prima 50 utility italiane e, nel medio termine mira ad ottenere uno sviluppo con l’adesione di nuovi Comuni e di servizi.
Il gruppo Cogeser, avendone le potenzialità, vuole crescere per proporsi come società energetica dei comuni, coniugando alla crescita geografica anche quella industriale con nuovi impianti e servizi operativi.
Grande altro obbiettivo è quello di far superare la grande frammentazione nell’ambito dei servizi energetici dell’area di riferimento con lo scopo di valorizzare l’esperienza e il Know-how acquisti negli anni  dal gruppo. L’aggregazione è lo strumento strategico per l’acquisizione di nuovi clienti e servizi potendo offrire tariffe e prezzi vantaggiosi ai clienti finali grazie alle economie di scala che si riescono a generare salvaguardando la “territorialità”.

Come arrivare al Concrete Jungle Fest

Vi abbiamo detto quel che succederà i prossimi 27 e 28 Settembre prossimi, vi abbiamo fatto conoscere alcune delle persone che lavorano con noi e che vi delizieranno con workshop ed iniziative durante il nostro festival, ma ci teniamo a fare anche un’altra cosa: permettervi di raggiungerci con facilità e, soprattutto, darvi qualche indizio su quel che di bello troverete una volta arrivati.

Come raggiungerci da Milano: 

se vi muovete con i trasporti pubblici, Melzo è ben collegata attraverso il bus z411, che da Milano parte dalla metro di San Donato.
Qui potete trovare gli orari.

E’ molto facile raggiungerci grazie alle nuove linee suburbane S5 S6 e con le linee di Trenord, mentre con il treno potete prendere la linea Milano-Bergamo e Milano-Brescia. Per gli orari potete andare qui .

Una volta arrivati alla stazione di Melzo vi consigliamo di bere un caffè a La’ Ciclostazione, un luogo di iniziative, attività e proposte, concerti, cinema, biciclettate e animazione create e proposte dalla Cooperativa Sociale IL GERMOGLIO, che gestisce – LA’ ciclostazione – in convenzione con il comune di Melzo e in collaborazione con la cittadinanza.

See you there!

LADIES & GENTLEMAN ECCO A VOI IL PROGRAMMA DEL CONCRETE JUNGLE FEST

Signore e signori, siamo orgogliosissimi di presentarvi il programma di quel che di bellissimo succederà il 27 e il 28 Settembre prossimi.
Et voilà:

Iniziamo sabato 27 Settembre alle 9.30
con 250 metri di murales che saranno realizzati da ben 50 writers ed, inoltre,
potrete ammirare la realizzazione del murales di TDK

Alle ore 15.30 ci sarà il laboratorio di writing con il gruppo GAM, gruppo artistico melzese
mentre il laboratorio di teatro sarà a cura dell’associazione culturale Theao

Alle ore 18.00 ci rilassiamo un po’ con
l’aperitivo e un Dj set di quelli perfetti per il momento, mentre
dalle ore 19.30 ascoltiamo della buona musica con i live di: :

Orfeo
Calvino
Le Pinne

Dalle ore 22.00, giusto perché non vogliamo farci mancare nulla,
ci sarà la proiezione del cortometraggio 
Contro, di Mario Balconà
e Corto di Identità, di Progetto Itinera

Ci rivediamo, poi, domenica 28 Settembre 
dalle 10.00 alle 18.00
per stare di nuovo insieme, chiacchierare di quanto è stato bello il giorno prima e

sentirci tutti artisti anche solo guardando la realizzazione di 250 metri di murales durante tutto il giorno,

che daranno alla stazione diversa un’aria completamente nuova.

Se non ci credete, non vediamo l’ora di dimostrarvelo.

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Intervista a Calvino (ovvero Niccolò Lavelli)

calvino

Se la musica che fai è musica di qualità, bastano anche poche tracce per lasciare la sensazione a chi ti ascolta di aver detto tutto e di averlo detto bene. E’ questo il caso dell’Ep “Occhi pieni Occhi vuoti“ di Niccolò Lavelli (in arte Calvino), il quale sarà presente (tra gli altri) in occasione del nostro bellissimo festival. 

Per non farci mancar nulla, abbiamo scambiato quattro chiacchiere anche con lui.

 
Cosa significa, oggi, essere un musicista cantautore indipendente e auto-prodursi?
Significa stare alla realtà e costruire il proprio percorso senza farsi prendere da ansie o senza affidarsi a scorciatoie suicide, questo è il lato positivo. Il sentirsi responsabili di praticamente tutti gli aspetti che riguardano il proprio lavoro, le registrazioni, i live, la promo, è faticoso ma insegna anche che non esiste un modo “giusto”, ma che ognuno deve trovare il proprio.
Il lato negativo è evidente e conosciuto. Non si può fare tutto da soli, specialmente quello che non conosci e su cui non hai esperienze.
In più esiste un muro difficile da oltrepassare in Italia: quel contenitore di musica emergente nel quale viene ributtato tutto, in un gran calderone dovem in qualche modo, serpeggia l’etichetta di “dilettantismo”.
 

Hanno paragonato il tuo stile a Luigi Tenco e Francesco Bianconi, effettivamente “Il clochard e la Senna” ricorda molto lo stile dei Baustelle. In ogni caso sono due nomi di un certo livello.
Che effetto fa? Ti ci ritrovi musicalmente parlando?
Sinceramente trovo una qualche somiglianza con il loro stile solo se me la fanno notare. Penso che ci sia sempre una necessità di ricondurre ad esempi le cose che si ascoltano, quindi non mi viene da prendere molto in considerazione questi paragoni.

Il tuo Ep ha avuto critiche e recensioni positive e, correggimi se sbaglio, parla dell’Assenza.
Credo sia qualcosa di estremamente difficile da esternare attraverso le parole, l’assenza, cosi anche come la nostalgia e la malinconia che, pur essendo emozioni (secondo me) molto belle, rimangono comunque complicate da “descrivere”.
Cosa hai voluto raccontare con le 4 tracce del tuo Ep?
Il tema dell’Assenza è qualcosa che ho ritrovato a posteriori, quando ho riascoltato per intero l’Ep finito. Nell’ascolto ho risentito le storie e le immagini e ho avuto subito la chiara impressione che tutto girasse intorno ad un vuoto e che in qualche modo, attraverso la narrazione, si cercasse di riempirlo.

Nella canzone “I Fantasmi”, ad un tratto, dici: “non ho mai creduto a niente che non fosse una visione di un poeta morto giovane” e, dato che è seguita da un “ma per cortesia” sembra quasi una critica a chi si atteggia da intellettuale dicendo frasi di questo tipo. Posso chiederti di spiegarmela?
In realtà “I Fantasmi” è costruita su un dialogo interiore e un contrasto interno di opinioni, che sono rappresentate nelle strofe e nei ritornelli. C’è una tensione tra uno sguardo aperto al mondo delle presenze, delle emozioni (e quindi anche del passato) e dell’occulto, se vuoi, con invece uno sguardo più pragmatico, realista che sminuisce queste presenze. Non è una critica a chi si atteggia da intellettuale, è piuttosto una difesa dalla confusione o dal “troppo sentire” che alcune visioni possono dare, c’è una paura di essere assorbiti da un mondo in cui non c’è più differenza tra l’esistere o il non esistere.

A proposito di Milano: una canzone e un’immagine per descriverla.
L’immagine che ho in testa ora viene da una fotografia di Luca Quagliato, fotografo milanese con cui ho avuto l’occasione di lavorare: è l’immagine di un Idroscalo completamente ghiacciato, con una crepa che si ramifica a partire dall’osservatore, in un’atmosfera che mi immagino ovattata e priva di suoni.
E’ come se fosse un’immagine perenne, che resta in sottofondo alla vita quotidiana di una città frenetica ma fatta anche, e direi soprattutto, di spazi vuoti, spazi non investiti da fantasmi se vogliamo, neutri, a volte non esistenti.
Come canzone, invece, mi viene in mente un brano dedicato ad un’altra città, New York, degli LCD Soundsystem che si intitola “New York I love you, but you’re bringing me down“.

 

 

Intervista a Le Pinne (ovvero Simona Severini e Irene Maggi)

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Le Pinne nascono nel 2009 da un’idea di Simona Severini e Irene Maggi. I primi pezzi nascono durante l’inverno del 2009, durante il quale Le Pinne si chiudono per lunghi pomeriggi nelle loro camerette a suonare e, dato che le registrazioni casalinghe ottengono molti pareri positivi, le due decidono di farsi conoscere dal pubblico e di iniziare a suonare live.
Esordiscono live al Circolo Arci Magnolia e dopo una serie di concerti decidono di registrare il primo disco, accompagnate dal batterista Daniel Plentz.
Esce nel 2010 l’album Le cose gialle (che potete ascoltare qui) registrato da Roberto Rettura e prodotto artisticamente da Enrico Gabrielli, con lo pseudonimo di Remo da Piroga.
Visto che stanno attualmente lavorando al loro nuovo album abbiamo deciso di fargli un po’ di domande per conoscerle meglio.


Leggo sul vostro profilo Facebook che Le Pinne è un nome nato da un errore. Quale nome avevate in mente, in realtà, per il vostro duo?
E’ il soprannome con cui ci chiamavamo prima di diventare un gruppo, è nato da un errore scrivendo una parola col T9 del telefono. Quando abbiamo formato il nostro gruppo è stato Pinne il primo nome che ci è venuto in mente.

Come vi siete incontrate e, successivamente, com’è nata la collaborazione con Daniel Plentz?
Ci siamo conosciute alla Scuola Civica di Jazz, eravamo compagne di corso. Abbiamo conosciuto Daniel Plentz tramite i Selton, nostri amici, e abbiamo deciso di aggiungerlo poiché elemento perfetto per Le pinne.

So che state registrando il nuovo album. Com’è tornare a lavorare insieme dopo un periodo di pausa?
Bello, da sole ci mancava sempre un lato e nuotavamo storte.

Il vostro è uno stile pop molto allegro, o almeno, in “Le cose gialle” era così (a parte per “Canzone Pop”, che ha sonorità molto più malinconiche). Rimarrete sempre su questo genere anche per il nuovo album o siete, in qualche modo, cambiate?
Stiamo cercando un suono differente da quello del primo album, meno acustico e casalingo, nel senso positivo del termine. Per il resto non vogliamo mantenere a tutti i costi uno “stile pinne”, quanto scrivere dei pezzi che ci piacciono. Essendo-nostro malgrado -cresciute è probabile che i brani siano un po’ diversi dall’album di qualche anno fa.

Cosa avete fatto in questi due anni di pausa?
Pinna sinistra: sono diventata vegetariana
Pinna destra: sono ingrassata parecchio, ma adesso faccio la dieta.

La più grande aspirazione e la più bella ispirazione.
Aspirazione: che il mondo ci riconosca in quanto geni.
Ispirazione: Lady gaga e i Madrigalisti del XV secolo.